La storia della viticoltura e della coltivazione del cappero a Pantelleria affonda le radici nell'antichità e riflette la ricca tradizione agricola dell'isola nel Mediterraneo.
La Vite a Pantelleria
La coltivazione della vite fu introdotta dai Fenici intorno al IX secolo a.C., ma fu durante il dominio Romano che l'isola conobbe una crescita economica significativa. Probabilmente in quel periodo iniziò la coltivazione del celebre Moscato di Pantelleria, come indicato in antichi documenti che descrivono il protocollo di produzione del Passito, il rinomato "nettare degli Dei". Successivamente, gli Arabi, durante il loro dominio a partire dall'835, fecero dell'agricoltura la risorsa principale dell'economia pantesca. Importarono il Moscato d'Alessandria, noto come Zibibbo, e contribuirono a creare una cultura intorno alla viticoltura e alla produzione del vino dolce.
La potatura dello Zibibbo avviene ad alberello strisciante (patrimonio dell'UNESCO), una tecnica che protegge le viti dal vento, dominante sull'isola. Le uve Zibibbo vengono raccolte già ad agosto e poste ad appassire al sole, dando origine al pregiato Passito di Pantelleria, un vino dolce e aromatico, apprezzato come vino da meditazione, da dessert e perfino abbinato a formaggi stagionati.
...e il cappero?
Il cappero, pianta spontanea della flora mediterranea, trova a Pantelleria un habitat ideale. Qui si coltiva la varietà più pregiata, la nocellara. I capperi di Pantelleria vengono raccolti a mano con pazienza e maturati con cura. Mescolati al sale marino, diventano un ingrediente insostituibile per molte delle cucine più gustose e aromatiche del mondo. In sintesi, la viticoltura e la coltivazione del cappero rappresentano parte integrante dell'identità e della storia di Pantelleria, contribuendo alla fama dell'isola per i suoi prodotti unici e di alta qualità nel mondo gastronomico e vinicolo.